Aveva un modo particolare di guardare le cose, anche quelle piccole.
I libri, ad esempio, non li ammassava: li disponeva. Ogni oggetto, ogni immagine, ogni parola sembrava trovasse con lui il proprio posto esatto, come se l’avesse atteso da sempre.
Non sappiamo se fosse un uomo ordinato — nel senso rigido del termine — ma certamente era un uomo che sapeva scegliere, e farlo con grazia.
Collezionava bellezza, e lo faceva come si coltiva un giardino: con pazienza, con gusto, con una certa severità gentile.

L’altro, invece, non vedeva.
Eppure, parlava come se avesse dentro un archivio infinito di immagini.
Conosceva i labirinti come si conoscono i sogni: senza averli mai visti del tutto, ma sentendoli veri in ogni dettaglio.
Era silenzioso, enigmatico, e faceva sembrare ogni frase una citazione che ti eri dimenticato di ricordare.

Quel pomeriggio, tra il fruscio delle pagine e un’aria che odorava di carta e caffè, uno dei due disse:
“Un giorno costruirò un labirinto.”

Lo disse con quella leggerezza che usano i sognatori quando promettono l’impossibile.
L’altro non rispose. Ma in quel silenzio c’era un sì, forse anche un grazie.
E quella frase, detta quasi per gioco, diventò una promessa.

Mi piace pensare che quella promessa fatta da Franco Maria Ricci, collezionista ed editore esteta, non fu solo un gesto di affetto per il suo amico scrittore Borges, ma una sfida al tempo.
Una dichiarazione d’amore al perdersi, fatta da un uomo che nella vita aveva sempre cercato il bello, il preciso, il raccolto.

E invece, per una volta, scelse il contrario di tutto questo.
Scelse il disorientamento.
Scelse il labirinto.

È come se, in quell’incontro, si fossero toccati due estremi dell’esperienza umana:
da una parte la volontà di ordinare il mondo, di raccoglierne la bellezza in forme visibili e composte;
dall’altra, il bisogno profondo di perdersi, di abbandonare il controllo per moltiplicare le domande.
Per confondersi. E forse, così facendo, conoscersi davvero.

Un gesto raro, quasi introvabile oggi, in una società che chiede trasparenza, tracciamento, efficienza.
Dove ogni passo è guidato, ogni scelta misurata, ogni errore corretto in tempo reale.

Ma perdersi è un gesto antico.
Un atto lento, inutile, improduttivo.
E per questo profondamente umano.

Il Labirinto della Masone non è solo un luogo.
È il recupero di un lusso dimenticato: quello di non sapere dove si sta andando.
È un invito a rallentare, a uscire dal flusso, a smarrirsi.

Perché — come scrive Byung-Chul Han — la velocità, l’iperconnessione e l’assenza di ostacoli generano solo il simile.
È solo inciampando, sbagliando strada, prendendo una curva senza sapere dove porta,
che possiamo incontrare davvero l’altro. E, forse, anche noi stessi.

E una volta persi davvero, dentro quel reticolo di bambù e silenzio,
ci si accorge che il vero labirinto forse non è quello costruito da Ricci.
Forse il vero dedalo è la vita che viviamo ogni giorno:
una corsa perpetua, generazione dopo generazione,
dentro sentieri sempre più veloci, sempre più simili.

Una traiettoria senza svolte, dove ci illudiamo di andare avanti
ma forse stiamo solo girando in tondo.

Lì dentro, in mezzo al bambù nato e nutrito dall’humus di una promessa fra amici,
il fruscio calmo delle foglie accompagna il pensiero.
E porta a chiederci: qual è il vero labirinto?
Quello che stiamo attraversando, o quello che stiamo vivendo?

E allora perdersi, per davvero,
non è un errore.
È una possibilità.
E forse, anche una necessità umana.

Il Labirinto della Masone
Il Labirinto della Masone si trova a Fontanellato, in provincia di Parma.
Ideato da Franco Maria Ricci e inaugurato nel 2015, è il labirinto più grande del mondo realizzato interamente in bambù: sette ettari, oltre 3 km di percorsi, con più di 300.000 piante appartenenti a venti specie diverse.
All’interno del complesso si trovano anche una ricchissima collezione d’arte (con opere dal XVI al XX secolo), una biblioteca specializzata in tipografia e grafica, e spazi per mostre temporanee.
Il Labirinto è visitabile tutto l’anno, con orari stagionali.
Per info aggiornate su aperture, eventi e biglietti:
www.labirintodifrancomariaricci.it